Le ville appartennero alla casata dei Ponti, illuminati imprenditori lombardi, precursori dell’imprenditoria tessile in Lombardia che inaugurano nel 1813 a Gallarate il primo stabilimento di filatura in Italia e nel 1821 nella zona di Solbiate Olona il primo stabilimento dotato di filatoi meccanici semiautomatici, sino ad allora sconosciuti in Italia. I Ponti, come molte famiglie milanesi benestanti dell’800, scelgono Varese quale meta di villeggiatura per il clima e l’amenità del paesaggio.
Così, a partire dal 1838 la famiglia Ponti comincia a trascorrere a Villa Napoleonica (detta anche Villa Fabio Ponti) le vacanze estive.
Tra i membri più illustri della famiglia spicca Andrea Ponti, che diede grande impulso all’industria dei cotoni. Il suo impegno innovatore si estese anche all’ambito agricolo. Grazie a lui, nel lago di Varese fu fondato il Museo Paleontologico sull’isolino Virginia (dal nome della sua consorte).
Nel 1858 Andrea Ponti affidò all’architetto Giuseppe Balzaretto l’incarico di costruire la Villa che oggi prende il suo nome, tuttora intatta nelle sue strutture. La maestosità dell’edificio, dominato da elementi architettonici che ricordano palazzo Vendramin a Venezia, si arricchisce dei capolavori d’arte in essa contenuti: affreschi del Bertini, tele di pregio del Focosi e del Bianchi, lampadari di Murano, statue in bronzo. Il tutto a completare un’opera di straordinario valore artistico.
Dagli anni ‘60 le Ville Ponti entrano a far parte del patrimonio immobiliare della Camera di Commercio di Varese e da allora ne sono la sede di rappresentanza. Nel corso degli anni l’Ente camerale si è dedicato alla valorizzazione degli spazi congressuali di Ville Ponti, conservandone l’enorme patrimonio architettonico artistico e ambientale (56mila metri quadrati di parco) e arricchendoli delle più moderne dotazioni tecnologiche.
LE VILLE, SPLENDIDI GIOIELLI D’ARTE E CULTURA, CIASCUNA ESPRESSIONE DI UN DIFFERENTE STILE ARCHITETTONICO
Gli ambienti del Centro Congressi si arricchiscono dei magnifici affreschi e opere d’arte di grande valore, di cui fu principale artefice Giuseppe Bertini (1825-1898), rappresentante del movimento romantico e verista, docente e direttore dell’Accademia delle Belle Arti di Brera e, successivamente, del Museo Poldi Pezzoli a Milano. A lui si deve il ciclo decorativo presente nelle sale del piano terra di Villa Andrea.
La Villa-palazzo, che domina dal colle la città di Varese con la sua imponenza, risale alla seconda metà dell’800. La ricerca dell’esaltazione monumentale è la caratteristica prevalente dell’architettura esterna del palazzo. Bifore a tutto sesto, come quelle di palazzo Vendramin a Venezia, colonne con basi e capitelli in finto bronzo, finimenti con cornici sporgenti e sottili, un attico alto a baluastri sorretti da bassi obelischi, sono gli elementi strutturali che maggiormente delineano il profilo della Villa. L’imponente spazialità verticale dell’atrio di ingresso (33 metri di altezza) rappresenta il disimpegno per le vaste sale ricche di raffinate decorazioni a stucco e arredate con eleganza da sfarzosi lampadari di Murano e da bronzi riccamente cesellati.
Al piano terra, il salone d’onore della villa raccoglie alcuni capolavori di Giuseppe Bertini. Decorazioni inneggianti al lavoro, alla scienza e all’arte, fanno da cornice a quattro grandi affreschi di enorme pregio artistico raffiguranti Cristoforo Colombo al ritorno dalle Americhe, Galileo Galilei che mostra l’utilizzo del cannocchiale al Doge di Venezia, Guido d’Arezzo che insegna il canto a tre adolescenti e Alessandro Volta che presenta la sua invenzione, la pila, a un giovane Napoleone Bonaparte.
Completano le sale del piano terra due imponenti statue di bronzo dedicate a Dante Alighieri e Michelangelo Buonarroti. Tra le tele presenti, di particolare rilevanza è il grande quadro del Focosi (1836-1869) raffigurante Carlo Emanuele I di Savoia che con sdegno, spezza
di fronte all’ambasciatore di Spagna le insegne del Toson d’Oro, respingendo in tal modo l’ingiunzione del Re di Spagna di ritirarsi dalle zone del Monferrato che aveva occupato (fatto storico risalente al 1613).
Altri pregevoli affreschi raffiguranti figure mitologiche decorano il secondo piano della Villa: il Tempo che rapisce la Giovinezza e Bacco con Venere. Sempre al secondo piano, i ritratti di alcuni esponenti della casata Ponti, tra cui Andrea Ponti, abbelliscono le pareti del salone congressi.
Antistante il salone un ampio spazio dal quale ci si può affacciare sul sottostante ottagono di ingresso, offre una sorprendente veduta sulla spaziosità verticale dell’edificio.
Risalente al XVII secolo, la Villa si pensa fu edificata sopra una preesistente chiesetta con annessa abitazione per una piccola comunità religiosa, di cui sarebbe traccia l’arco gotico ancora visibile sulla parte ovest. Nel 1838 l’edificio, con relativo parco, fu acquistato dalla famiglia Ponti che ne fece la sua abitazione estiva. Un fatto storico di particolare rilievo interessò Villa Napoleonica: fu, infatti, sede del quartier generale di Garibaldi in occasione della battaglia di Varese del 26 maggio 1859. Dal vicino poggio l’eroe dei due mondi diresse le operazioni belliche che portarono alla sconfitta del generale Urban e alla cacciata degli austriaci.
Attualmente la Villa mantiene intatti i muri perimetrali esterni, con a est la lunga rampa formata da un rilievo del giardino su cui poggiano due gradinate convergenti che consentono l’accesso dall’esterno al primo piano. La Villa conserva un’ala originale con affreschi al soffitto e mobili d’epoca.
Nel corpo interno dell’edificio è stato ricavato al piano terra un ampio salone congressuale che ha sostituito il preesistente cortile. Una più recente opera di valorizzazione messa in atto dalla Camera di Commercio ha permesso di dotare la struttura di altre e moderne sale congressuali modulabili, particolarmente innovativa la dotazione tecnologica.
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